giovedì 29 luglio 2010

Cromo Esavalente Stoppani Di Cogoleto: Condanne Senza Giustizia Intanto La Solvay...

In provincia di Genova, tra i comuni di Arenzano e Cogoleto, si trova la Val Lerone.
In questa località è insediata la dismessa fabbrica chimica Stoppani, che ha provocato un fortissimo inquinamento delle terre e delle falde acquifere circostanti.
Ciò, secondo quanto stabilito dai giudici del Tribunale di Genova, è avvenuto dal 1996 al 2003, ma gli effetti devastanti dell'avvelenamento da cromo esavalente vanno avanti tuttora, nonostante la bonifica dell'area sia cominciata, ma non è ancora finita, nel 2007.
Giovedì 22 luglio, la giudice monocratica Luisa Carta ha condannato ad una pena assai mite, per i reati di “disastro colposo e falso”, i due principali imputati - dato che il terzo, il padrone Plinio Stoppani, è morto prima di iniziare il processo.
Si tratta dei due direttori dello stabilimento - Giuseppe Bruzzone e Giorgio Valenza - a cui è stata inflitta la pena, rispettivamente, di tre anni e otto mesi e due anni e otto mesi. Si tratta certamente di una “condanna” molto lieve, motivata anche dal fatto che per altri reati minori sono stati salvati dall'intervenuta prescrizione, ma i loro legali hanno preannunciato addirittura ricorso in appello.
Ancora meglio se la sono cavata gli altri tre imputati, tutti assolti per prescrizione dei reati ascritti loro: Carlo Veronesi, amministratore unico della Corind s.r.l. di Valduggia (VC); Dario Cerosillo, legale rappresentante della ditta omonima di Genova; Nadir Gardelli, direttore tecnico del cantiere, responsabile per conto di una ditta dell'operazione di smantellamento degli impianti e bonifica dell'amianto.
Speriamo che il prossimo processo Solvay di Spinetta non segua le stesse orme.
A proposito di amianto e Solvay.
Secondo la rivista scientifica The Lancet, 500.000 morti per amianto sono annunciati per la sola Europa nei primi 30 anni del XXI secolo. La direttiva Ue vietò la produzione e l’introduzione sul mercato comunitario delle fibre serial-killer a partire dal 1 gennaio 2005. L’unica eccezione fu quella concessa ai diaframmi utilizzati per la fabbricazione del cloro. Questa deroga, limitata a tre anni (fino al 1 gennaio 2008), doveva essere transitoria, il tempo necessario per i gruppi industriali chiamati in causa di trovare alternative ‘pulite’ al processo di produzione. Da allora, la maggior parte delle multinazionali hanno trovato una soluzione, salvo tre: Dow Chemical (Stati Uniti), Solvay (Belgio) e Zachem (Polonia). Solvay, ha addirittura trovato un’alternativa all’amianto nei suoi stabilimenti americani, ma non in Europa! Oggi questi gruppi approfittano della crisi economica per dire che il passaggio a una produzione pulita costa troppo.
Intanto alla foce del Po si denuncia Solvay per il PFOA: qui sotto il video.

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