Il 96% della radioattività totale italiana è concentrato in Piemonte:
Bosco Marengo, Trino, Saluggia (73 %.). Infatti, come avevamo previsto,
non è stato realizzato (entro… i primi anni 2000!) il deposito unico
nazionale a sicurezza totale: per rivendicarlo, da Alessandria abbiamo
prodotto ricorsi al Tar e al Consiglio di stato, finanziandoli con una
entusiasmante sottoscrizione nazionale e l’aiuto di Beppe Grillo. I
ricorsi sono stati impantanati per anni al Consiglio di Stato (vedi il
libro Ambiente Delitto Perfetto), e la Sogin (il governo) ne ha
approfittato per smantellare gli impianti e accumulare le scorie in
vulnerabilissimi capannoni (tipo Bosco Marengo) alla mercè di catastrofe
nucleare, definendoli ipocritamente “provvisori” ma consapevolmente
definitivi. Questo criminale disegno dei governi è stato favorito dalla
complicità delle Amministrazioni locali, che hanno ricevuto in cambio
della loro servile criminale inerzia cosiddette “compensazioni”: oltre
15 milioni di euro all’anno (151.753 euro per Bosco Marengo):
La “decommissioning”, ovvero la finta messa in sicurezza, cioè
l’infinito smantellamento, nonché i costi di gestione e propaganda, sono
venuti a costare allo Stato miliardi di euro in perenne lievitazione,
pagati dalla collettività tramite le bollette dell’energia elettrica:
Per effetto di questo criminale disegno governativo, senza programma
nazionale, senza carta nazionale, senza il deposito nazionale, 90 mila
metri cubi di rifiuti radioattivi -compresi quelli che devono rientrare
dall’estero e collocabili a Saluggia o Bosco Marengo- incombono su
milioni di cittadini a rischio di catastrofe nucleare, a partire
dall’inquinamento delle falde già avviato e dei fiumi Dora Baltea,
Bormida, Po, Adriatico:
Clicca qui Carola Frediani “Dove le scorie nucleari restano per sempre”.
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