Ex direttore de Il Piccolo, al quale si deve la primogenitura della denominazione di "Osservatorio ambientale della Fraschetta"
Due tre episodi mi ritornano in mente. Ai primi anni ’80,
Paolo Zoccola venne con altri giornalisti, quando i giornalisti entravano in
fabbrica e si sedevano fra migliaia di lavoratori, ad un Convegno nazionale sul rilancio della ricerca chimica in Italia che sindacalmente tenemmo nel gigantesco
salone della Montedison di Spinetta
Marengo, prima che ricerca e chimica fossero distrutte. In mattinata ai
giornalisti avevo promesso che più tardi avrei rilasciato un’intervista; invece
mi dimenticai mentre sbattevo la testa nell’organizzazione dell’evento. Appena
mi beccò, Zoccola quasi mi cacciò in bocca acceso il suo puzzolente sigaro: ti
fai desiderare? chi ti credi di essere? In effetti lui era il direttore-padrone
de Il Piccolo. Lusso per pochi che possono fare vero giornalismo, nel bene e nel
male. Anni dopo, scrissi sul giornaletto ambientalista “Quale Futuro” un pesante
pezzo contro Il Piccolo che aveva sponsorizzato con tutta la classe politica
l’inceneritore a San Michele (lo impedimmo anche occupando Palazzo Rosso
accerchiato dai trattori). Zoccola mi masticò il toscano sul filo telefonico: allora
fai senza Il Piccolo. Per qualche mese infatti non mi pubblicò più, da
socialista vendicativo. Poi mi telefonò con la scusa “sto perdendo lettori” e
ripresi la mia presenza quasi settimanale sul giornale. La quale tra l’altro
procurò ad entrambi una querela miliardaria, poi ritirata, da parte di Michelin,
accusata per le morti dei lavoratori.
Di Zoccola è anche la primogenitura della denominazione “Osservatorio
ambientale della Fraschetta”.
Ultimo episodio, quello che mi è più caro. Quando Montedison (Ausimont)
si scatenò in rappresaglie contro le mie denunce ambientaliste: mobbing,
trasferimenti, cassa integrazione, licenziamento. Ancor più de La Stampa,
Zoccola allora intraprese per anni una vera e propria campagna a favore della
vicenda esaltando in ogni edizione del giornale tutti i vari passaggi processuali (23
udienze in tribunale, 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione) e tutte
le espressioni di solidarietà che arrivavano da ogni parte d’Italia. Creando
così una positiva sinergia fra opinione pubblica e giudici. Non l’ho mai fatto,
non c’era bisogno, ma lo ringrazio adesso perché senza il suo aiuto forse non
sarei riuscito a salvare le piume, la mia vita sarebbe stata sconvolta se non
avessi impedito il licenziamento finale. Eh sì, l’informazione è il quarto
potere. Quando vuole, cioè quando ha il coraggio, perfino dà voce a chi non ce
l’ha. A proposito, l’altro licenziato era Gianni Spinolo, di cui Zoccola diceva:
è il mio lettore di riferimento, la rubrica “Io la penso così” non deve essere
scritta dai politici. Per chi ci crede, entrambi ne staranno discutendo in
questo momento.
Lino Balza
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