martedì 17 marzo 2015

Il comune cala le braghe. Il ricatto di Melchiorre ha vinto. L'ambiente ha perso.

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Vince la rappresaglia contro i podisti. Aperte le sbarre degli argini dopo che il comune ha ritirato la delibera di salvaguardia dei fiumi

Il ricatto di Marco Melchiorre, “I podisti passeranno solo dopo il ritiro della delibera del Comune”, si è concluso con la retromarcia della Giunta e il conseguente stop della rappresaglia che aveva impedito, tramite sbarre, l’accesso alle centinaia di incolpevoli podisti agli argini del Bormida (aperti dal 1840!). Viene così a cadere la necessità di intraprendere l’ipotizzata “class action” che affermasse per vie legali la “servitù di passaggio” che si è stabilita nei decenni. Resta però il fatto che si è consumata una rappresaglia, con i podisti tenuti come ostaggi da opporre alla Giunta. La serrata (peraltro illegale) è da ogni punto di vista ingiustificabile perché originata da motivi ben poco nobili. Politici e/o lobbistici. Da un lato, l’attacco ad una Giunta di sinistra da parte di un noto esponente della destra, già assessore contrastato della Giunta Calvo. Dall’altro, gli interessi privati del ricco possidente che evidentemente cozzano contro quelli della collettività, del bene pubblico, perché la natura è un bene pubblico mentre per le “lobby” agricole è mero sfruttamento. Difficile stabilire se all’ambiente ha fatto più danni l’agricoltura o l’industria. Di certo l’industria ha danneggiato quella parte dell’agricoltura che pur è sana e rispettosa. Entrambe quando sono in torto usano le armi del ricatto, a seconda delle opportunità: occupazionale, elettorale e … perfino podistico. E vincono: è stata ritirata la delibera che chiedeva alla Regione la tutela di un’area a rivalorizzazione fluviale che circonda la città tra Tanaro e Bormida e Orba istituendo una zona di salvaguardia dell’ambiente, della fauna, del turismo e dell’economia. Non è una bella notizia per gli ambientalisti, per i cittadini di Alessandria.

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