lunedì 6 gennaio 2014

Nessuno, a parte Solvay al processo, osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.


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Che il cromo esavalente sia cancerogeno quando bevuto, oltre che quando respirato e per contatto, le aziende chimiche lo sanno (da sempre e) ufficialmente almeno dal 1987. Quando ricercatori cinesi (Zhang e Li) ri-pubblicarono i risultati di un’indagine epidemiologica del periodo 1965-1986 su un’area geografica della provincia di Liaoning inquinata nelle acque di falda dal cromo6, con un’impressionante incidenza di tumori. Questi studi erano talmente conosciuti nell’ambiente industriale che la PG&E Pacific Gas and Electric Company nel 1996 preferì, piuttosto che incorrere in procedimenti penali, pagare un risarcimento astronomico di 333 milioni di dollari alle (634) vittime di cancro a Hinkley in California (la vicenda divenne famosa per il film del 2000 vincitore di Oscar interpretato da Julia Roberts). Tutto il mondo è paese, come ben sappiamo a Spinetta Marengo o ad Alessandria.
Le risultanze epidemiologiche dei lontani anni ‘80 sono state analiticamente specificate dagli studi sperimentali dell’EPA Enviromental Protection Agency californiana: neoplasie dell’epitelio di rivestimento della mucosa orale e della lingua, adenomi e carcinomi del piccolo intestino, anemia e infiltrazioni istiolitiche di fegato e linfonodi. Sia in Italia che all’estero si susseguono indagini ecologiche che confermano l’evidenza, ed estendono la cancerogenicità anche a rene, vescica e osso. Insomma, nessuno (a parte Solvay al processo in corso in Corte d’Assise di Alessandria) osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.

Come Medicina democratica vogliamo però rimarcare che il limite di concentrazione di cromo6 nelle acque potabili dovrebbe essere zero, mentre è abnorme il livello massimo ammesso dalle leggi : 0,05 mg/l deriva infatti da uno standard OMS addirittura del 1958, che ignora dunque la drammatica storia scientifica sopraggiunta. Sosteniamo il “rischio zero” per il cromo6 , perché il cromo6 è troppo pericoloso nell’organismo umano in quanto può facilmente attraversare le membrane cellulari (mutazioni del DNA), quando addirittura lo stesso cromo3 non è innocuo all’interno delle cellule come lo è fuori.

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